Sì alla revisione del Pnrr, niente tagli alle risorse destinate al Sud ma nessun passo indietro sull’autonomia differenziata: il deputato Andrea Crippa, vicesegretario nazionale della lega e braccio destro del leader Matteo Salvini, illustra le strategie del Carroccio per Sud, crisi energetica e riassetto dei poteri dello Stato.
Onorevole, si parla di revisione del Pnrr: è indispensabile?
«La revisione del Pnrr, oltre a essere prevista nel capitolo 2 del programma del centrodestra, è una strada senza alternative perché il Piano nasce in un momento storico diverso, con una pandemia cui far fronte ma prima della guerra e dell’emergenza energetica. È evidente che lo scenario sia cambiato: non si può non tener conto, per esempio, dell’aumento del costo delle materie prime che sta bloccando il 70% delle gare d’appalto rendendo irrealizzabili le opere già inserite tra quelle finanziabili».
Quali capitoli saranno rivisti? E siete proprio sicuri che l’Europa lascerà fare?
«In questo momento la preoccupazione principale degli italiani sono le bollette della luce e del gas. Chiediamo che venga fatto al più presto un Pnrr sull’energia da almeno 30 miliardi, in accordo con l’Europa, per superare l’autunno e l’inverno aiutando famiglie e imprese. Per il resto, la revisione del Pnrr è prevista dall’articolo 21 del regolamento del Next Generation Eu secondo il quale «se il Piano, compresi i traguardi, non può più essere realizzato in tutto o in parte a causa di circostanze oggettive, lo Stato membro può presentare alla Commissione europea una richiesta motivata di modifica».
Il 40% dei fondi riservato al Sud sarà toccato?
«Tutti quei miliardi è bene che arrivino effettivamente al Sud e vengano spesi bene per i cittadini del Sud. Il problema spesso non è la mancanza di finanziamenti ma come vengono utilizzati. Diciamoci la verità, spesso i soldi che sono arrivati al Sud non sono serviti per migliorare la qualità della vita delle persone ma per foraggiare gli amici degli amici di alcuni politici che hanno pensato soltanto ai loro interessi».
Come si concilia la necessità di affrontare la questione meridionale con l’autonomia differenziata di cui la Lega è prima sostenitrice?
«L’autonomia è un punto fondamentale per la Lega. Purtroppo ancora oggi assistiamo alle dichiarazioni di politicanti e opinionisti che ci accusano di voler spaccare il Paese. A queste persone rispondiamo che, con l’evoluzione federalista dello Stato, vogliamo affermare il sano principio della responsabilità e del buongoverno. Per avvicinare l’Italia serve l’autonomia e maggiori poteri ai Comuni e Regioni. Oggi la sanità campana è ben lontana dalla sanità lombarda così come la scuola o il tasso di occupazione sono ben lontani da Veneto e Piemonte. Dare più potere a sindaci bravi, a governatori bravi, far gestire a livello locale quello che lo Stato non è in grado di gestire bene a livello nazionale libera risorse, riconosce meriti e unisce il Paese».
Quali rimedi alla crisi energetica? In Puglia c’è chi chiede di trasferire al largo della regione il rigassificatore previsto a Piombino: qual è la vostra strategia?
«Sul tema della crisi energetica la politica si deve mettere tutta intorno a un tavolo per risolvere il problema. Le bollette della luce o del gas non sono di destra né di sinistra. Servono risposte già nei prossimi giorni: tassare gli extraprofitti incassati dalle società che distribuiscono gas ed elettricità e alzare il credito di imposta per le aziende energivore e non energivore. Occorre intervenire con i soldi pubblici, anche con uno scostamento di bilancio, perché ci sono molte imprese che rischiano di chiudere: se accadrà sarà un disastro sociale con il pericolo di rivolte da parte dei disoccupati. Nel frattempo dobbiamo investire sulle rinnovabili e sul nucleare pulito di ultima generazione per rendere l’Italia autosufficiente dal punto di vista energetico. Sul rigassificatore io credo che l’Italia in questo momento ha bisogno di rigassificatori, di termovalorizzatori, di desalinizzatori, ha bisogno di reattori nucleari. Se poi sia più giusto farlo a Piombino o altrove, non ho le competenze tecniche per dirlo, sicuramente servono».
Salvini è stato molto prudente sull’eventuale incarico di presidente del Consiglio alla Meloni: perché questo atteggiamento?
«Salvini e la Lega hanno sempre ribadito che chi prenderà un voto in più nella coalizione indicherà il nome del presidente del Consiglio. Il centrodestra dev’essere coeso, soprattutto in un momento di emergenza nazionale in cui saremo chiamati ad assumerci responsabilità. I litigi e i personalismi li lasciamo agli altri, noi ci stiamo già organizzando per il dopo vittoria».
Quali risultati vi aspettate, dal punto di vista elettorale, in Puglia e al Sud?
«In Puglia e al Sud serve una classe dirigente all’altezza. Ci stiamo ancora strutturando e radicando, serve tempo, vogliamo puntare sulle migliori capacità della società civile che non hanno avuto tessere di partito in tasca. Il mio obiettivo al Sud non è solo quello di prendere i voti, ma di essere credibile. Non lo puoi diventare con quelli che cambiano partito una volta ogni sei mesi».