Il caro bollette sta per incidere pesantemente anche sugli istituti scolastici, con le amministrazioni che si stanno iniziando a muovere nella direzione del risparmio. «Rischiamo di non poter accendere il riscaldamento nel periodo invernale nelle scuole». La dichiarazione è arrivata ieri direttamente dal sindaco di Bari Antonio Decaro, a margine dell’incontro organizzato dalla Cgil.
L’esborso maggiore dal punto di vista energetico per le scuole è proprio il riscaldamento degli ambienti, tema sul quale però i singoli istituti non hanno facoltà di manovra. «Come scuola non abbiamo la possibilità di intervenire direttamente sull’impianto di riscaldamento ma è una competenza della Città Metropolitana – spiega Chiara Conte dirigente del liceo scientifico Salvemini – possiamo attenerci solo alle direttive che ci daranno. Siamo in attesa. Nella nostra scuola abbiamo già, per l’energia elettrica, installato illuminazione a risparmio energetico. Ovviamente non è la singola scuola a incidere, i costi delle Lim o dei computer sono irrisori, ma è la somma di tutto».
Un problema di bilancio complessivo per la Città Metropolitana che quest’anno si troverà a gestire costi per l’energia più che duplicati rispetto agli scorsi. «Sarà opportuno, e su questo insisteremo molto nelle nostre linee guida per i dirigenti scolastici, che le utenze comprendano come gestire al meglio possibile l’energia in un momento storico in cui questa incide in maniera così pesante sui costi generali – spiega il consigliere della città metropolitana all’istruzione Marco Bronzini – Un uso razionale di luce e gas per ridurre i consumi anche in termini di chilowattora. Il riscaldamento sarà il vero nodo problematico perché le ore in cui professori e insegnanti sono a scuola non possono essere diminuite».
Per il momento quindi sia le scuole che gli amministratori possono solo aspettare le indicazioni che arriveranno dal governo centrale, visto che il problema ha rilevanza nazionale e grandi soluzioni all’orizzonte non se ne intravedono. «Non abbiamo nuove proposte da fare se non consigliare all’utenza di razionalizzare i consumi – prosegue Marco Bronzini – E’ ovvio che in questo contesto saranno avvantaggiate le scuole che sono dotate di impianti moderni e domotizzati. Qui da noi invece la maggior parte delle scuole ha ancora impianti vecchi e centralizzati che riscaldano interi corpi degli edifici anche quando questi non sono utilizzati a pieno regime». I limiti strutturali porteranno, dunque, a penalizzare ancora una volta le scuole del meridione. «Potendo parzializzare l’impianto di riscaldamento, magari anche controllandolo a distanza da una sala operativa centrale, potremmo abbattere molto più facilmente gli sprechi di energia – prosegue ancora Bronzini – Per far un esempio se una scuola organizza un’attività serale per la quale servono solo cinque aule non ha senso accendere l’impianto in tutto l’edificio, è solo spreco. Oppure penso anche solo al sabato libero in tutte le scuole come succede al Nord, dove questa misura è prevista sia per uniformarsi agli orari degli uffici, sia per ridurre i costi di gestione: un giorno in meno alla settimana in cui l’edificio scolastico è in funzione. Per ora solleviamo i dirigenti dalle incombenze della partenza dell’anno scolastico e poi ci riproponiamo di fare con loro una riflessione chiedendo la massima ottimizzazione delle risorse disponibili».
Anche perché la prospettiva di un efficientamento energetico di tutti i plessi scolastici della città metropolitana non è una soluzione praticabile nell’immediato, né dal punto di vista finanziario né da quello tecnico. «Se volessimo intervenire sull’efficientamento energetico di tutta Bari e provincia dovremmo effettuare lavori su 131 plessi scolastici distribuiti su circa 40 comuni, un patrimonio immobiliare non da poco – conclude Bronzini – Per rifare gli impianti di riscaldamento dovremmo utilizzare i fondi per l’efficientamento energetico, che ci avevano dato, ma adesso ci sono stati tolti per assegnarli al Pnrr che prevede, viceversa, prima di poter fare interventi di manutenzione straordinaria o di efficientamento energetico di verificare la vulnerabilità sismica. Se devo intervenire sull’adeguamento sismico di un edificio occorre investire mediamente dai 4 ai 6 milioni di euro. Il bilancio della città metropolitana è di 2-3 milioni. I fondi non sono sufficienti per coprire tutti gli interventi necessari».