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I leader dicono no alla guerra

La guerra in Ucraina monopolizza il dibattito politico insieme con i rincari di bollette e carburanti. Anche perché le previsioni di crescita economica, annunciate lo scorso anno, sono cadute con l’esplosione del conflitto, come sottolinea il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, secondo il quale, «è irrealistico ipotizzare una crescita del quattro per cento, così come…

La guerra in Ucraina monopolizza il dibattito politico insieme con i rincari di bollette e carburanti. Anche perché le previsioni di crescita economica, annunciate lo scorso anno, sono cadute con l’esplosione del conflitto, come sottolinea il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, secondo il quale, «è irrealistico ipotizzare una crescita del quattro per cento, così come era stato annunciato». Secondo Matteo Renzi, leader di Italia Viva, nel giorno in cui il decreto del governo sulle misure per contrastare gli effetti del conflitto in Italia arriva in Parlamento, «la guerra è la negazione della politica. Ecco perché urge recuperare il dialogo per ottenere una tregua». Mentre Carlo Calenda di Azione ritiene che «il primo obiettivo è evitare l’escalation. Quindi, qualsiasi iniziativa va strutturata all’interno dell’alleanza della Nato».

Anche il leader di Leu, Roberto Speranza indica «il dialogo come percorso per chiedere il cessate il fuoco». Opinioni in linea con quella di Enrico Letta che aggiunge come «le sanzioni metteranno in ginocchio Putin». Da parte sua il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte parla di «aggressione brutale e violenta. Dobbiamo rivendicare il primato della giustizia e delle soluzioni politiche». Anche il centrodestra, a differenza di quanto aveva fatto durante i mesi più duri della pandemia e di come ancora oggi fa chiedendo di superare le restrizioni «a partire dal green pass», sulla crisi russo-ucraina non mostra troppi distinguo. Lo stesso Matteo Salvini, dopo la fallimentare missione in Polonia, annuncia, insieme con un eventuale ritorno nel Paese dell’Est europeo, che «se dovesse essere necessario un altro giro di vite contro la Russia, lo sosterremo, così come fatto fino a ora».
Fratelli d’Italia, invece, con Adolfo Urso, dice che «non c’è divisione tra le forze politiche in Italia», ricordando «la risoluzione comune in Parlamento firmata da tutti i gruppi di maggioranza e di opposizione». Mentre la capogruppo in commissione Difesa della Camera, Maria Tripodi, dice che «solo la diplomazia può far uscire da questo pantano». Restano invece ancora su posizioni neutre, dicendo no alla Russia e no alla Nato, le opinioni di partiti come Sinistra italiana che con Nicola Fratoianni ritiene «un errore l’invio di armi all’Ucraina».

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