«Il Consiglio nazionale dei dottori e commercialisti ha da tempo piena consapevolezza che la materia fiscale è diventata negli anni e soprattutto nell’ultimo essenziale per la tenuta del sistema economico nazionale. Proprio per questo già con il Governo Draghi aveva chiesto e ottenuto l’avvio di un tavolo di confronto per essere parte attiva del processo di riforma fiscale». Elbano De Nuccio Presidente del Cndcec fa il punto della situazione e ricorda la centralità della riforma per riordinare i profitti e contenere l’evasione fiscale.
Perché è così importante avviare la riforma del sistema fiscale?
«La situazione emergenziale, causata dalla pandemia e dal conflitto bellico russo-ucraino, ha provocato la proliferazione di norme, in alcuni casi confliggenti, che prestano il fianco a comportamenti di tipo opportunistico. La crescita esponenziale dei costi dell’energia e delle materie prime rappresentano una seria minaccia alla tenuta sociale. A tal proposito il fisco non deve essere letto come uno strumento di copertura di debito pubblico ma come una leva di vantaggio competitivo per consentire alle imprese di sopravvivere nei sistemi».
Quali sono le priorità da affrontare?
«Il tema della riforma fiscale va gestito in maniera del tutto organico, non più attraverso interventi normativi spot come in passato. È necessario mettere mano a questo ginepraio di norme con una serie di interventi ben chiari e definiti secondo delle precise priorità».
Facciamo qualche esempio?
«I tre principi fondamentali da tenere a mente sono: lavoro, equità e contrasto al calo demografico. Rispetto a questo il primo step è sicuramente il riordino complessivo della materia tributaria e quindi la semplificazione normativa, successivamente si potrà pensare alla definizione di uno o più codici tributari di controllo e accertamento delle sanzioni. Poi bisognerà rivedere il calendario fiscale. Ci sono troppe scadenze ogni mese per questo non si può prescindere da un riordino e sfoltimento delle norme che oggi ne causano la congestione. In ultimo c’è il tema molto più ampio della riforma dell’Irpef».
Sul piano pratico, come dovrebbe cambiare?
«Qui è importante rifarsi al principio di contrasto al calo demografico. Con la riforma dell’Irpef dobbiamo favorire la riduzione della pressione fiscale e dare rilevanza ai giovani che, in differenti configurazioni, entrano nel mondo del lavoro. Infine valutare meccanismi di detassazione crescente relativa all’aumento dei componenti del nucleo familiare. Consideriamo che in Italia abbiamo un serio problema di tenuta pubblica causato dall’anzianità demografica del Paese. Le soluzioni sul piano pratico prevedono ad esempio l’eliminazione dei micro tributi, cioè imposta di bollo o super bollo, le accise sul carburante e il superamento definitivo dell’Irap, già dimensionata dal Governo Draghi».
Cosa pensa della tanto discussa FlatTax?
«Non sono contrario a regimi di imposta sostitutiva, ritengo però che siano necessarie alcune correzioni. Ad esempio occorre modificare la platea di riferimento che attualmente comprende solo le attività in regime individuale e finisce con il frenare la crescita dimensionale delle attività. Oggi è per lo più un incentivo alla disgregazione delle attività che sono fino ad ora in forma associata».
Quali sono i prossimi step normativi per l’attuazione della riforma?
«Era tra le priorità del governo Draghi e al momento ha subito uno stop. Ovviamente spero che il nuovo esecutivo continui a considerarla urgente. Proprio per questo motivo a metà settembre è previsto un incontro tra l’Ordine e i leader delle maggiori forze politiche candidate per poter iniziare a lavorare e condividere gli obiettivi in materia».