(Adnkronos) – “Spero che la storia di Ted e Joan trovi ancora il favore del pubblico di oggi, mentre il mondo affronta le sue terribili conseguenze su tanti fronti”. Così il regista Steve James presentando fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia il documentario ‘A Compassionate Spy’, che ricostruisce la vicenda di Ted Hall. Studente diciottenne ad Harvard, nel 1944 Hall è il più giovane fisico assunto nel Progetto Manhattan, che ha l’obiettivo di creare una bomba prima dei tedeschi. Ted però non condivide l’euforia dei suoi colleghi dopo il successo della detonazione della prima bomba atomica al mondo. Nel 1944, mentre la Germania stava perdendo la guerra, era sempre più preoccupato che da un monopolio postbellico statunitense di un’arma così potente dopo la guerra potesse risultare una catastrofe nucleare, e nel mese di ottobre decide dunque di passare all’Unione Sovietica le informazioni chiave sulla costruzione della bomba.
Dopo la guerra, all’Università di Chicago, conosce e sposa Joan, una compagna di studi con cui condivide la passione per la musica classica e la causa socialista. Le rivela il segreto esplosivo del suo spionaggio. Vivendo sotto una nube di sospetti e oggetto per anni della sorveglianza e delle intimidazioni da parte dell’FBI, la coppia forma una famiglia, mentre Ted riorienta la sua genialità scientifica su una ricerca biofisica all’avanguardia. ‘A Compassionate Spy’ si snoda tra i colpi di scena di questa storia di spionaggio realmente accaduta e l’amore straordinario di questa coppia in oltre cinquant’anni di matrimonio. “La storia di Ted, quello che ha fatto, è una cosa davvero straordinaria. Ma quello che ha incoraggiato me a fare questo film è stato che per raccontare questa storia dovessi raccontare necessariamente anche la storia d’amore tra lui e la moglie Joan”, spiega James.
Proprio nell’amore e nella passione di questa coppia, infatti, il regista ha trovato il motore per questo film: “Ciò che mi ha spinto prima di tutto a realizzare A Compassionate Spy è stata Joan Hall che, a novant’anni, era ancora innamorata di Ted Hall, l’amore della sua vita e un uomo che, per lei, corse rischi incredibili quando era un giovane fisico del Progetto Manhattan. Joan mostra una passione e una capacità di ricordare vividamente la vita straordinaria condivisa con Ted. Era uno scienziato estremamente dotato – appena diciottenne – quando decise di diventare una spia per cercare di salvare gli Stati Uniti da sé stessi e ‘salvare il mondo’ dall’annientamento nucleare”, sottolinea il regista, candidato agli Oscar nel 2018 per il migliore documentario con ‘Abacus: Small Enough to Jail’ (2016) e nel 1995 per il migliore montaggio con il più noto dei suoi lavori ‘Hoop Dreams’ (1994).
Le genesi del film è partita da un colloquio con Joan: “Dopo aver saputo che la moglie di Ted era ancora in vita – racconta James – abbiamo passato 4 giorni con lei, intervistandola. Una donna molto interessante ed una grande affabulatrice, con uan grande capacità narrativa. Poi abbiamo scoperto che c’erano dei filmati di Ted che parlava della sua vicenda e abbiamo capito che potevamo fare un documentario”. Ma nel film ci sono anche delle scene di fiction, girate ex novo: “Nel raccontare la storia ci è sembrato subito possibile rendere vivi i personaggi di questo film, ricreando delle immagini di quando Ted e la moglie erano giovani, impegnati politicamente. Ma in queste scene abbiamo messo un voice over come se fossero loro a raccontarle, per mantenere un registro di racconto della realtà”.
I documenti utilizzati nel film provengono in larga parte dall’archivio della stessa Joan: “In un’intervista della fine degli anni ’90, andata in onda solo per pochi secondi, lui parlava per tre ore di tuttala vicenda. E parte dell’accordo fatto con l’emittente era di avere una copia dell’integrale, di cui noi abbiamo utilizzato 15 minuti. Abbiamo avuto poi accesso ad un’intervista di un’attivista fatta a Ted sul divano di casa, che è evidentemente fatta per essere trasmessa alle generazioni successive. Nelle sue parole non c’è mai rimorso o vergogna. Non ha fatto quel che ha fatto per denaro ma perché ci credeva. Lui odiava l’idea di dover mentire, avrebbe voluto più volte rivelarlo ma Joan lo ha fermato temendo per la sua vita. È una storia di spionaggio ma soprattutto di amore e di passione politica”, ha aggiunto il regista.