(Adnkronos) – (Adnkronos/Cinematografo.it) – “Quando saremo in grado di trovare noi stessi nello sguardo dell’altro?”. Luca Guadagnino torna a Venezia a due anni di distanza da ‘Salvatore – Shoemaker of Dreams’ e lo fa ritrovando il Concorso quattro anni dopo ‘Suspiria’. Questa volta “traduce” il romanzo di Camille De Angelis, ‘Bones and All’, adattato per lo schermo da David Kajganich, già collaboratore del regista sia in ‘Suspiria’ che in ‘A Bigger Splash’.
Il film racconta la storia del primo amore tra Maren (Taylor Russell), una ragazza che sta imparando a sopravvivere ai margini della società, e Lee (Timothée Chalamet), un solitario dall’animo combattivo; è il viaggio on the road di due giovani che, alla continua ricerca di identità e bellezza, tentano di trovare il proprio posto in un mondo pieno di pericoli e che non riesce a tollerare la loro natura. Natura cannibale.
“Il film è per me una riflessione su chi si è, e su come si possa superare ciò che si prova, specialmente se è qualcosa che non si riesce a controllare in sé stessi”, dice ancora Guadagnino, che aggiunge: “C’è qualcosa in coloro che vivono ai margini della società che mi attrae e mi emoziona. Amo questi personaggi. Il cuore del film batte teneramente e affettuosamente nei loro riguardi. Mi interessano i loro viaggi emotivi. Voglio vedere dove si aprono le possibilità per loro, intrappolati come sono nell’impossibilità che si trovano di fronte”.
Prodotto dalla Frenesy Film Company e Per Capita Productions con The Apartment Pictures – società del gruppo Fremantle, Memo Films, 3 Marys Entertainment, Elafilm e Tenderstories. In co-produzione con Vision Distribution in collaborazione con SKY, Bones and All è interpretato anche da Mark Rylance, Chloë Sevigny, Michael Stuhlbarg, André Holland, David Gordon-Green, Jessica Harper e Jake Horowitz.
“Abbiamo girato il film durante la pandemia e questo ci ha aiutato a capire ancora di più che cosa si prova ad isolarsi profondamente, senza una vera identità. Tutti noi in quel periodo abbiamo provato un isolamento sociale profondo, mentre è indispensabile il contatto con il prossimo per capire chi siamo. Nel film queste due persone attraverso lo specchio dell’amore trovano la possibilità di evolvere, di crescere. È stata un’esperienza formativa, che ci ha aiutato a capire”, racconta Timothée Chalamet (ancora una volta diretto da Guadagnino dopo Chiamami col tuo nome, e stavolta compare anche tra i produttori), atteso qui al Lido già dalle prime ore del mattino da numerosi fan.
Trovare persone simili a noi, condividere un vissuto: “Sto ancora cercando qualche persona speciale nella mia vita”, confida Taylor Russell, che aggiunge: “Questa però è la bellezza nel continuare a muoversi sulla Terra, trovando sempre più persone con cui senti di avere una connessione profonda”.
Per quello che riguarda la sua “prima volta” americana, Guadagnino spiega: “Il paesaggio e l’immaginario del cinema americano mi accompagnano da quando sono piccolo e credo di aver sempre cercato di rinviare il momento di rappresentarlo. Parliamo di una vastità che meritava la prospettiva di una persona più matura. Poi l’occasione si è manifestata quando David mi ha fatto leggere il copione: per me è stato subito inevitabile vedere in questi personaggi qualcosa che mi attraeva profondamente”.
E sul percorso umano e professionale, il regista conclude: “Se sapessi chi sono sarei anche annoiato da me stesso. La mia ambizione cinematografica è quella di avere il controllo sulla messa in opera di quello che faccio e la libertà assoluta di lasciarmi andare insieme a tutte le persone con cui faccio questo lavoro, che rimane un lavoro collettivo bellissimo”.