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Il ritorno di Bellomo al Bari: «Avevo lasciato delle cose a metà»

«Essere tornato a Bari è un sogno. Lo volevo a tutti i costi. Appena ho saputo di questa possibilità ho spinto affinché si realizzasse. Ci tenevo molto perché avevo lasciato delle cose a metà». Nicola Bellomo, figlio di Bari Vecchia, non sta più nella pelle per la sua quarta esperienza in biancorosso. Ne è passato…

«Essere tornato a Bari è un sogno. Lo volevo a tutti i costi. Appena ho saputo di questa possibilità ho spinto affinché si realizzasse. Ci tenevo molto perché avevo lasciato delle cose a metà». Nicola Bellomo, figlio di Bari Vecchia, non sta più nella pelle per la sua quarta esperienza in biancorosso.

Ne è passato di tempo da quel 16 maggio 2009, Bari-Modena 4-1, giorno del debutto nella squadra dei record guidata da Antonio Conte, promossa in A da appena una settimana. Un battesimo biancorosso arrivato proprio nella festa del San Nicola, con sullo sfondo una partita utile solo per blindare il primo posto in classifica.

13 anni dopo è tutta un’altra storia; un altro capitolo; altre emozioni, alimentate da quella baresità che scorre nelle vene di Nicola e determinanti per ritrovare a 31 anni le giuste motivazioni: «Ogni anno volevo tornare, ma le cose si fanno in due e ci sono state difficoltà, come spesso accade nel mercato. Stavolta è stato diverso. Ho colto subito l’opportunità. Taibi e Polito mi hanno aiutato a tornare. Quando giochi per la squadra della tua città ci tieni di più alla maglia. Ma è qualcosa che devi avere dentro. Io lo sento: con indosso questi colori non do il 100%, ma di più», le parole del cuore del classe ’91.

Quella di Bellomo è una storia che indubbiamente nasconde qualche piccolo rimpianto. Colpi da fuoriclasse, ma una carriera frenata sul più bello da due gravi infortuni che il fantasista ricorda con amarezza. Una mazzata soprattutto la rottura del crociato, subito dopo il passaggio al Vicenza a gennaio del 2016, e ancor prima quella del quinto metatarso. «Adesso sono più maturo, vedo le cose diversamente. Voglio pensare che il meglio debba ancora arrivare. Il nostro futuro è scritto ed è nelle nostre mani. La responsabilità è di chi va in campo. Ognuno ha ciò che merita.»

Gli annali raccontano di un’altra breve parentesi di Bellomo nella sua città: pochi mesi da gennaio del 2015, nel Bari di Paparesta. Esperienza chiusa senza infamia e senza lode, con 19 presenze e due reti, ma senza lasciare il segno: «C’erano problemi societari. Adesso vedo una società sana e seria. Ci sono tutti i presupposti per fare bene», osserva Bellomo che si nasconde rispetto agli obiettivi di questa nuova avventura: «Li tengo per me. Quello principale è fare bene e portare in alto il Bari. Non devo dimostrare nulla, bensì fare meglio».

Un concetto che si traduce nel rapporto di Nicola con il gol. Non idilliaco. Per trovare la sua miglior stagione in città bisogna andare al 2012-2013: 6 centri in 35 presenze, la più prolifica in carriera con il Bari, sotto la guida di Vincenzo Torrente. Poi tante maglie in giro per l’Italia, ma poche gioie sotto la curva, in rapporto ad un talento capace potenzialmente di poter fare la differenza. Per Bellomo questione di posizione: «Quando ho segnato di più, come a Vincenza o Spezia, giocavo più avanti».

Nella squadra di Mignani il 31enne barese è un’alternativa a Botta (come accaduto a Perugia), alle spalle delle punte, all’occorrenza anche mezzala o seconda punta. «Mi metto a disposizione di società, del mister, del direttore. Non sta a me scegliere. Ho fatto tanti ruoli», osserva l’ex Reggina, non nascondendo di prediligere un ruolo più offensivo.

Fiducia sul presente che lo ha già visto tre volte in campo titolare (due in Coppa Italia, una in campionato): «Ho trovato un gruppo sano, affiatato. L’anno scorso seguivo la squadra in C. Mantenere l’ossatura fa tanto. Servono giocatori di categoria, ma lo zoccolo duro alle volte fa bene», predica Bellomo coccolando con le parole l’amico Bellomo e il suo compagno già all’ombra dello Stretto, Folorunsho: «Per essere un ‘98 ha qualità importanti. Forte fisicamente, un giocatore completo. Il suo rendimento a Bari? Me l’aspettavo. Già a Reggio ha fatto la differenza».

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